domingo, 30 de noviembre de 2008

Lo que los caturistas en Venezuela piensan de Chavez

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sábado, 29 de noviembre de 2008

Ravell advierte del posible cierre de Globovision

Porque Chavez quiere cerrar Globovision....... porque esta dolido...... porque le dicen la verdad...... Los venezolanos defenderemos Globovision.
vdebate reporter
Ravell advierte del posible cierre de Globovisión
08:56 PM Caracas.- Alberto Fedérico Ravell, director general del canal de noticias Globovisión, advirtió esta noche que muy posible que el canal amanezca cerrado el lunes, como consecuencia del procedimiento administrativo abierto por la Comisión Nacional de Telecomunicaciones (Conatel) a esa estación de televisión.
Esta afirmación la hizo durante su participación en maratónico Aló Ciudadano que trasmite el canal.

Le dio la bienvenida al nuevo procedimiento y aseguró que se defenderán pero llamó a la gente a estar preparada para cuando la señal no saliera en señal abierta.

"Sabemos que no es una decisión de Conatel, sino del Presidente", aseguró.

Señaló que, una vez más, el presidente Hugo Chávez se quita la careta y demuestra que no hay separación de poderes en el país.

Señaló que, en el supuesto negado de que Globovisión o cualquier otro medio de comunicación haya incurrido en una falta, no es Conatel sino el Consejo Nacional Electoral quien debe activar los recursos legales correspondientes.

"Estoy indignado porque un Presidente transmitió durante una noche entera la instrucciones a su partido y Tibisay no lo sancionó. El CNE no es imparcial. Ahora vamos a ver si Tibisay Lucena es imparcial o si está de un lado la balanza", indicó.

Sostiene que el origen de esta medida es que el Presidente y su gabinete están dolidos y herido por haber perdido los espacios políticos importantes del país.

"Para justificar un cierre del canal tendrán que inventar un nuevo reglamento, una nueva legislación, y jurisprudencia, porque es más fácil que manden a la Guardia Nacional y nos cierren a que estén inventando triquiñuelas. Las pérdidas y la vergüenza que tiene el gobierno tenían que pagarla con alguien, y la está pagando con nosotros. Nos vamos a callar antes los atropellos", indicó.

"Nosotros pusimos al aire a los dos gobernadores que democráticamente hicieron una denuncia, eso también hicieron otros canales".

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Hugo Rafael Chavez Frias: un «Presidente-Caudillo» a cavallo del mito comunista

Este articulo esta escrito en Italiano.




Per ordinare i volumi recensiti o segnalati
inserito il 31 maggio 2008
Antonio Savo
Hugo Rafael Chavez Frias: un «Presidente-Caudillo» a cavallo del mito comunista

1. Un personaggio controverso
Il 2 dicembre 2007 Hugo Rafael Chavez Frias, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, è sconfitto inaspettatamente in un referendum di modifica della Costituzione che gli avrebbe dato la possibilità di governare a vita. Dopo appena un mese egli si rende protagonista di una trattativa con i terroristi delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), e il 9 gennaio 2008 ottiene la liberazione di due prigioniere colombiane.
Periodicamente la cronaca politica porta in primo piano le sue controverse iniziative — specie dal 3 dicembre 2006, cioè da quando vince per la seconda volta le elezioni alla presidenza del Venezuela —, aventi come obiettivo l’instaurazione di un «nuovo» socialismo.
I suoi progetti sono accolti trionfalmente da chi lo considera simbolo della lotta antimperialista, mentre sono osservati con preoccupazione e subìti dagli Stati Uniti e dai loro alleati occidentali.
Le sue vicende sono indubbiamente legate alla ricchezza venezuelana, il petrolio, risorsa che il presidente sfrutta per rinsaldare i vincoli fra le nazioni sudamericane. La sua alleanza con Fidel Castro Ruiz, presidente della Repubblica di Cuba, con la Corea del Nord, con la Repubblica Islamica dell’Iran di Ahmadi-Nejiad, nonché la presenza in Venezuela di rappresentanti di movimenti rivoluzionari o terroristici come Hezbollah, Hamas e Al Qaida (1), sono percepiti come fattori di instabilità internazionale.
A rendere ancor più minacciosa la sua politica contribuisce l’acquisto di un armamento imponente, mentre la sua stima per il terrorista rosso «Carlos», oggi residente nelle carceri francesi e convertito all’islam, fa nascere dubbi sull’affidabilità delle relazioni diplomatiche con il Paese caraibico.
I suoi rapporti amichevoli con i narcoterroristi colombiani delle Farc, gruppo rivoluzionario marxista-leninista (2), sono stati confermati in occasione della recente trattativa che ha portato alla liberazione delle due prigioniere colombiane Clara Rojas e Consuelo Gonzales. La felicità per il rilascio non può far trascurare le dichiarazioni di stima e di amicizia rese a nome del presidente Chavez, dal suo ministro degli Interni, Amon Rodriguez Chacin, subito dopo la liberazione degli ostaggi: «In nome del Presidente Chavez voglio dirvi che poniamo molta attenzione alla vostra battaglia» e «[…] mantenete alto il vostro spirito e la vostra forza, potete contare su di noi […]. Cautela camaradas» (3).
Non si può trascurare che il gruppo guerrigliero al quale Chavez faceva pervenire la sua gratitudine combatte una guerra da trent’anni contro un paese amico, la Colombia. In questa guerra i terroristi hanno ucciso centinaia di venezuelani e migliaia di colombiani, hanno sequestrato oltre tremila persone, 730 delle quali sono tuttora nelle mani dei guerriglieri e quaranta sono detenute da circa dieci anni. Non si può dimenticare che i capi guerriglieri ricercati in Colombia trovano rifugio in Venezuela, dove hanno stabilito, protetti, una stazione di transito per l’esportazione di centinaia di tonnellate di cocaina all’anno, diretta verso l’Europa e verso gli Stati Uniti d’America, con un valore di mercato di migliaia di milioni di euro all’anno (4). Non si può dimenticare che per Chavez le Farc sono camaradas che combattono la stessa battaglia: «Las FARC y el ELN no son terroristas, son verdaderos Ejércitos y hay que darles reconocimiento […] Son fuerzas insurgentes que tienen un proyecto político y bolivariano que aquí es respetado» (5).
Ma chi è politicamente il colonnello Hugo Rafael Chavez Frias? Come si sposa il suo autoritarismo militare con la causa della sinistra internazionale, di cui oggi si presenta come alfiere? Come si coniugano lo scarso rispetto della democrazia parlamentare e l’accentramento del potere con la causa della giustizia sociale di cui è considerato vessillo?
2. L’avvento al potere del colonnello Hugo Chavez
Nel 1998 Chavez viene eletto presidente del Venezuela, vincendo le elezioni contro il suo avversario Henrique Salas Römer. La sua elezione segna la fine del sistema bipartitico durato quarant’anni, costituito dall’alternarsi dei due partiti, Acción Democrática (Ad), d’ispirazione socialdemocratica, e il Comité de Organización Política Electoral Independiente (Copei), d’ispirazione cristiano-sociale. Ad e Copei si erano alternati alla guida del Venezuela fin dal 1958, anno in cui era stato posta fine alla dittatura militare di Marcos Evangelista Pérez Jiménez (1948-1958).
Potendo trarre vantaggio dall’alto prezzo del petrolio, la giovane democrazia si era prima contraddistinta per una estesa politica assistenzialista e nazionalizzatrice (6) — la Costituzione del 1961 assegnava allo Stato la responsabilità dello sviluppo economico e della politica sociale —, ma la successiva riduzione di valore dell’«oro nero» aveva costretto lo Stato a una politica di privatizzazioni, anche a causa dell’elevato debito estero. Alla fine degli anni 1990 il Venezuela aveva dovuto aderire a una rigida politica monetarista imposta dal Fondo Monetario Internazionale (7), con la conseguente fine della politica di sussidi che aveva caratterizzato il periodo precedente. Le nuove misure liberiste, introdotte dall’allora Presidente Carlos Andrés Pérez, avevano creato enorme malcontento ed erano sfociate il 27 febbraio 1989 in un’aperta ribellione popolare, cui il governo aveva risposto militarmente con una repressione che aveva causato centinaia di morti, evento noto con il nome di «Caracazo» (8).
Proprio per vendicare il Caracazo e per combattere la politica liberista il 4 febbraio 1992 Chavez, alla testa di 480 paracadutisti, diventa protagonista di un colpo di Stato militare che avrebbe dovuto rovesciare il presidente Pérez. Il golpe però fallisce, ma l’appello in televisione con cui il colonnello chiedeva ai suoi compagni di desistere, riscuote enorme popolarità per la schiettezza e per l’onestà nell’assunzione delle responsabilità. Chavez finisce in prigione, ma conquista l’immagine d’icona a cui affidarsi per cambiare un Paese corrotto.
La condanna viene condonata nel 1994 dall’allora Presidente Rafael Cardera: Chavez esce di prigione e costituisce il Movimiento Quinta República (Mvr), con cui fa il suo ingresso in politica. Nel 1998 vince le elezioni con una campagna indirizzata contro il regime del Patto di Punto Fijo (9), di cui denunziava la corruzione e la subordinazione agli interessi delle multinazionali. La vittoria di Chavez rappresenta la fine del sistema costruito intorno ad Ad e Copei, che vengono ritenuti responsabili della povertà radicata nel Paese.
Un anno dopo la vittoria, il 15 dicembre 1999, il Presidente vara una nuova Costituzione: il Paese assume il nome di Repubblica Bolivariana del Venezuela (10), dall’eroe dell’indipendenza nazionale Simón José Antonio de la Santísima Trinidad Bolívar Palacios y Blanco (1783-1830), e si manifesta la natura nazionalista e antimperialista — cioè antiamericana — che avrebbe contraddistinto la nuova strategia politica.
Dal 1999 al 2001 la politica economica della nuova Repubblica si sviluppa nell’alveo dell’economia di mercato, garantendo la concorrenza, l’iniziativa e la proprietà privata (11); dopo il fallito golpe dell’opposizione nell’aprile del 2002 (12) Chavez inizia a modificare l’economia venezuelana in senso statalista, ampliando l’intervento dello Stato non solo come regolatore ma anche in veste di produttore di beni e servizi. Nel 2005 lancia la proposta di costruzione del «Socialismo del XXI secolo» (13).
3. La Rivoluzione Bolivariana, via di uscita dal neoliberalismo e dalla globalizzazione
Fino al 2005 Chavez aveva ritenuto possibile un capitalismo «dal volto umano», una sorta di terza via fra socialismo e capitalismo, ma successivamente si era convinto dell’impossibilità di realizzarlo (14) e la condanna del capitalismo era diventata definitiva e impietosa. La riflessione bolivariana sul capitalismo e sul socialismo, che riporto nel seguito, è tratta da un documento del Centro Internacional Miranda, istituzione legata al Ministero della Educazione, che ha come scopo la promozione e l’approfondimento del modello bolivariano di «democrazia partecipativa e protagonista» (15).
Per il capitalismo tutto è mercanzia e la sua intrinseca perversione sta nel fatto che il valore dei beni è esclusivamente determinato dal loro valore di mercato, dalla legge della offerta e della domanda, senza alcuna considerazione dei fattori umani, sociali e ambientali.
Nel corso del XX secolo si era più volte tentato di superare il capitalismo nella direzione del socialismo ma questi tentativi erano sempre falliti. La rivoluzione sovietica non era stata un’esperienza negativa: «Voglio rendere omaggio a quanto fatto di buono alla umanità dalla Rivoluzione Sovietica; vi estendo il mio rammarico per il modo con cui l’esperienza comunista è terminata. Porgo le mie felicitazioni perché un giorno l’America Latina sarà ciò che la Russia non è potuto essere» (16). L’assenza di partecipazione sociale nell’Unione Sovietica aveva però determinato la creazione di un modello economico basato su un burocratico capitalismo di Stato, nel quale non erano spariti né lo sfruttamento né la divisione del lavoro e, quando l’Unione Sovietica si era disintegrata, i gestori del capitalismo di Stato si erano trasformati in gestori del neoliberalismo (17). Nell’Europa capitalistica la socialdemocrazia aveva dato vita a uno Stato sociale, un sistema in cui lo Stato diveniva imprenditore e nel contempo assumeva il ruolo di garante dei diritti sociali. Ma il Welfare socialdemocratico non era che una finzione per nascondere lo sfruttamento soggiacente strutturalmente al sistema capitalista (18). La socialdemocrazia, sviluppandosi all’interno del sistema capitalistico non poté fare a meno di ripeterne gli errori, continuando lo sfruttamento, partecipando alle lotte neocoloniali o imperialiste e deteriorando la natura (19).
Negli anni 1970 si diffonde il neoliberalismo, gli Stati si piegano agli interessi delle aziende transnazionali, del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e della Banca Mondiale (20). Il Welfare viene smantellato, le decisioni economiche, politiche e giuridiche, che in precedenza venivano prese dagli Stati nazionali, si trasferiscono oltrefrontiera, sotto l’egemonia economica delle grandi imprese internazionali e degli Usa (21). Lo Stato non interviene nel sociale, non controlla i prezzi, non investe in scuole, ospedali, cultura; l’ambiente viene devastato a vantaggio del profitto, i salari vengono congelati, le imposte indirette crescono e quelle dirette diminuiscono specie sulle alte rendite; aumentano i costi di alimenti e di medicine, la televisione e Internet creano false necessità; i servizi e i monopoli di stato vengono privatizzati o dismessi, in Venezuela vengono privatizzati la Pdvsa — la Petroleum de Venezuela SA, la principale impresa nazionale —, gli ospedali, le scuole, le strade, le imprese di elettricità, la somministrazione dell’acqua (22).
Paesi come il Venezuela, il Brasile e l’Uruguay eleggono presidenti di sinistra, l’Europa si mobilita contro la guerra in Iraq, il Foro Social Mundial riunisce il pensiero critico e i movimenti sociali alternativi dei cinque continenti (23). È guerra contro il neoliberalismo statunitense e contro la globalizzazione, ma è anche chiaro che il socialismo del secolo XX non sarà più proponibile (24) e che la Rivoluzione bolivariana dovrà condurre a un società nuova, a una nuova meta per il secolo XXI.
4. Il caudillismo di Norberto Ceresole
Nel definire i contenuti culturali della Rivoluzione bolivariana il presidente Chavez è apparso prima influenzato dalle teorie «caudilliste» di Norberto Rafael Ceresole (1943-2003) (25), quindi dal socialismo di Heinz Dieterich Steffan (26).
Molti analisti — e in particolare i simpatizzanti dell’opposizione venezuelana — percepiscono Chavez come la riproposizione del tradizionale caudillo (cioè «duce» o dittatore) latinoamericano, un presidente che gode di ampio potere legittimato direttamente dal popolo, in un sistema in cui al Parlamento è assegnata una funzione di rappresentanza molto limitata.
L’ispiratore del ruolo di caudillo è il sociologo argentino Norberto Ceresole, scomparso nel 2003. Personaggio controverso, attivista radicale di sinistra nel 1960 in Argentina, consigliere del dittatore peruviano Juan Alvarado, sostenitore della dittatura militare argentina (27) e della sinistra peronista; fautore di un’alleanza con l’Unione Sovietica; accusato di essere neo-fascista e antisemita per le sue teorie negazioniste dell’Olocausto (28).
L’incontro di Cersole con Chavez avviene nel 1994 in Argentina e la sua frequentazione con l’ex-colonnello gli costa l’espulsione dal Venezuela nel 1995 e poi nel 1999 a opera dello stesso Chavez (29) per le polemiche sorte intorno alle sue teorie «negazioniste» (30).
In vario modo egli ha comunque ispirato Chavez, soprattutto nei riguardi dell’abbandono del modello di «democrazia distributiva», che prevedeva deleghe e distribuzione del potere fra i molteplici organi istituzionali. Ha proposto il modello di «post-democrazia» (31), che prevede la concentrazione del potere nelle mani di un presidente eletto direttamente dal popolo e ha ispirato l’importante riforma delle istituzioni militari venezuelane (32).
Chavez ha riconosciuto la sua influenza nel 2006 (33), quando, ricordandone l’amicizia, ha rievocato la proposta dell’argentino di abbandonare l’alleanza con gli Usa per concentrare l’interesse sui legami con i Paesi del Sud America. Ceresole sosteneva che la «democrazia distributiva», nata con l’illuminismo e generata dalle rivoluzioni francese, inglese e americana, non aveva funzionato fuori dall’Occidente e nemmeno nella sua periferia, cui appartiene il Venezuela. In queste aree, la democrazia non ha avuto caratteristiche differenti dalla dittatura e non è stata veramente distributiva (34).
Nell’attuale contesto venezuelano, la democrazia distributiva porterebbe non alla distribuzione del potere ma alla dispersione e conseguentemente alla fine della Rivoluzione bolivariana (35), per difendere la quale è indispensabile che Chavez accentri il potere, ridando vita a un sistema, il caudillismo, che è nelle radici della storia ispanoamericana.
Per Ceresole, i radicali cambiamenti del Venezuela provocheranno inevitabilmente conflitti interni ed esterni; in questo contesto è necessario un rapporto diretto fra il caudillo e il popolo, che consentirà di controllare le reazioni interne. Gli ampi poteri del caudillo non saranno però sufficienti ad affrontare le pressioni internazionali provenienti sopratutto dagli Usa e a tal fine il Venezuela dovrà stimolare la nascita di una rete internazionale di solidarietà, innanzitutto con i Paesi ispanoamericani, quindi coagulare il consenso di personalità autorevoli, partiti politici, organizzazioni culturali e sociali (36).
5. La politica caudillista del presidente Chavez
L’accentramento del potere, il rapporto diretto con il popolo, l’esercito utilizzato nelle funzioni civili, la strategia di appoggio internazionale, sono gli elementi del pensiero di Ceresole che si ritrovano nella politica del Presidente Chavez.
5.1 Il potere di Chavez
Chavez demonizza la democrazia rappresentativa e propone di sostituirla con una democrazia «partecipativa e protagonista», dove però l’unico vero protagonista è il Capo che interpreta la volontà comune; i cittadini sono chiamati al sostegno della rivoluzione senza possibilità di agire in autonomia, in quanto hanno perduto il loro potere di delega (37). Ogni decisione, ogni programma è di Chavez, testimonial di un’autopromozione permanente. La magistratura è sotto il suo controllo, i principali uffici pubblici sono affidati a uomini di sua fiducia, gli Stati federali vengono svuotati delle loro competenze, accentrate nello Stato, l’Assemblea Nazionale è controllata dal suo partito, il potere legislativo è stato assegnato al presidente dall’Assemblea Nazionale fino al 2008, il partito unico chavista potrebbe assorbire tutte le forze che appoggiano il presidente (38).
5.2 Militarizzazione del potere
Chavez crede profondamente nell’etica militare e nella funzione sociale delle forze armate: sono migliaia gli ufficiali da lui assegnati a dirigere uffici civili. La Costituzione del 1999 ha posto le basi per il coinvolgimento dei militari nell’ordine pubblico e nello sviluppo civile nazionale, e ha soppresso il diritto dell’Assemblea Nazionale di approvare le promozioni delegandone il compito al presidente.
I militari sono coinvolti nei programmi governativi infrastrutturali, di sostegno sanitario, di distribuzione degli alimenti, nelle campagne contro l’analfabetismo e la disoccupazione; inoltre, occupano alte cariche ministeriali e amministrative, per esempio all’interno della Petroleos de Venezuela, nella Citgo Petroleum Corporation — la filiale americana dell’azienda petrolifera venezuelana —, nella polizia, negli uffici delle imposte, nella dogana, nel Tribunale Supremo di Giustizia (39). Temendo un possibile golpe, il presidente si è preoccupato di armare milizie paramilitari a lui devote, con compiti sociali e di difesa del territorio, e ha dato vita a organizzazioni «bolivariane» costituite da civili che espletano funzioni militari, in buona parte dotati di armi. Nel 2003 il governo ha creato il Frente Francisco de Miranda, una forza indottrinata e politicamente impegnata, con 10.000 membri distribuiti nei 24 Stati, che vengono addestrati e indottrinati a Cuba e i cui leader sono designati direttamente da Chavez (40).
5.3 La strategia di consenso internazionale
La rete di appoggio internazionale, suggerita da Ceresole, è evidente in Italia, dove la strategia di consenso miete successi. Rifondazione Comunista partecipa a un gruppo di lavoro per la costruzione del «Socialismo del XXI secolo» e anche il Partito dei Comunisti Italiani è convinto sostenitore del presidente venezuelano.
Mobilitati intorno a Chavez ci sono i circoli bolivariani italiani che hanno dato vita al Coordinamento Nazionale Bolivariano per appoggiare la lotta dei popoli latinoamericani, numerosi sono le associazioni, i comitati, i siti e le riviste vicine alla coppia Chavez-Castro (41).
Fra le personalità che appoggiano più vistosamente Chavez ci sono personaggi politici e intellettuali, dagli ex-deputati Franco Giordano (42) e Ramon Mantovani di Rifondazione Comunista agli ex-onorevoli Oliviero Diliberto e Iacopo Venier del Partito dei Comunisti Italiani, dal filosofo Gianni Vattimo ai giornalisti Luciana Castellina e Fulvio Grimaldi.
A destra, non disdegnano Chavez Salvatore Santangelo e Tiberio Graziani (Eurasia), attratti dalla mobilitazione popolare, dai temi della giustizia sociale e dalla politica antiamericana; la Destra Sociale e la rivista Area di Marcello De Angelis non sembrano aver sciolto le riserve, condividono le critiche alla globalizzazione ma temono il rischio di deriva castrista (43).
Nella regione ispanoamericana il presidente venezuelano influenza le alleanze attingendo alla sua rendita energetica: presta 2,5 miliardi di dollari all’Argentina, 1,5 miliardi alla Bolivia, 500 milioni all’Ecuador e 2 miliardi a Cuba. È un match impari, perché il Fondo Monetario Internazionale presta solo 50 milioni di dollari annui all’America Latina, l’1% del totale contro l’80% del 2005; gli Usa investono nella regione 1,6 miliardi di dollari, una goccia d’acqua rispetto all’oceano di petroldollari impiegati dal chavismo per costruire la rete d’appoggio nell’Ispanoamerica (44).
Il risultato maggiore è l’asse Cuba-Venezuela, che si ramifica in Bolivia, Ecuador e Nicaragua per via delle affinità ideologiche e degl’interessi sugli idrocarburi. Da Fidel Castro è nata l’idea di estendere l’alleanza Cuba-Venezuela creando Alba, l’Alternativa Bolivariana per l’America Latina, asse economico e geopolitico cui hanno aderito Bolivia e Nicaragua, mentre il presidente ecuadoregno, Rafael Vicente Correa Delgado, ha annunciato la sua intenzione di aderire, ma prima dovrà risolvere il problema di un Congresso in maggioranza a lui ostile (45).
Buone relazioni sono evidenti anche con l’Argentina neoperonista, debitrice di Chavez per l’acquisto di importanti quote di buoni del Tesoro; sono seguaci di Chavez anche Paraguay, sebbene orientato politicamente a destra, Uruguay, Haiti e Giamaica, più o meno sensibili agli aiuti petroliferi venezuelani. Cile, Perù, Honduras, Costa Rica, Panama e Repubblica Domenicana mantengono distanze piuttosto ampie dall’asse Venezuela-Cuba. Sul fronte opposto, legati agli Stati Uniti restano Colombia ed El Salvador e in qualche modo anche il Messico. Il Brasile, che è la superpotenza regionale, mantiene buoni rapporti con tutti, osservando dall’esterno gli allineamenti regionali intorno al Venezuela (46).
Il vincolo con Ahmadi-Nejiad si sostiene sul comune sentimento anti-imperialista, sulla dichiarata fratellanza tra i due popoli (47). Ma c’è qualcosa di più e di più profondo se il Paese asiatico è divenuto il secondo partner commerciale del Venezuela, non a caso preceduto solo da Cuba, con cui i legami sono di natura preminentemente ideologica.
Il presidente iraniano non ha mai tenuto nascosto il suo feroce negazionismo e il suo anti-semitismo (48); inoltre, le sue minacce di cancellare dalla mappa del mondo Israele e il suo disinteresse nel mantenere rapporti con questo Paese hanno colpito fortemente l’opinione pubblica mondiale. D’altra parte il negazionismo di Ceresole si era tradotto nel rapporto stretto che l’ideologo argentino aveva intessuto con il fondamentalismo islamico, con il governo dell’Iran e con il movimento armato degli Hezbollah (49) e l’interesse è certamente stato ricambiato, se i suoi scritti sono stati tradotti in arabo e in persiano (50). Tutto questo ha certamente giocato un ruolo determinante nell’orientare il presidente venezuelano verso la Repubblica Islamica dell’Iran e verso la sua ideologia.
In conclusione, Chavez fa suoi i suggerimenti di Ceresole, sia in politica interna che in politica estera, interpreta la funzione di caudillo, ma con un ruolo politico che è lo stesso presidente a chiarire: «La funzione del Caudillo in certe epoche storiche è quello di mobilizzatore di masse, di rappresentante di una massa con cui si identifica: una funzione che la massa gli riconosce senza che ci sia un procedimento formale, legale o di legittimazione. [...] Se una persona così dedicasse la vita, dedicasse i suoi sforzi a collettivizzare, servendosi del suo potere “mitico” [...]: se si verificasse tutto questo, allora io giustificherei la presenza di un caudillo» (51).
Il caudillismo di Chavez è cioè intimamente associato alla sua aspirazione alla collettivizzazione: «Il capitalismo va superato avanzando verso il socialismo [...]. Io sono un rivoluzionario tutti i giorni più rivoluzionario, perchè mi convinco sempre più che l’unico modo per rompere l’egemonia capitalista, per rompere l’egemonia delle oligarchie della terra è attraverso la rivoluzione, non c’è altra strada» (52). Con queste parole Chavez, il 30 gennaio 2005, nel corso del World Social Forum di Porto Alegre, in Brasile, ha lanciato la nuova strategia di superamento del capitalismo e di costruzione di un nuovo tipo di socialismo.
6. Il Socialismo del XXI Secolo
Il 10 gennaio 2007, Chavez giura di dedicare la propria vita alla costruzione del socialismo: «Giuro davanti a questa meravigliosa Costituzione [...]. Giuro in nome di Dio [...]. Giuro sui martiri e sul nostor Libertador [...] sulla nostra Patria [...] che non mi stancherò e dedicherò la vita intera alla costruzione del nostro Socialismo» (53).
Già nel 2006 aveva chiarito la meta della Rivoluzione bolivariana: «Abbiamo assunto l’impegno di dirigere la Revolución Bolivariana verso il socialismo e di contribuire al percorso verso il Socialismo del secolo XXI che si basa sulla solidarietà, sulla fraternità, sull’amore, sulla libertà e sulla eguaglianza» (54).
Il «Socialismo del XXI secolo» è un concetto espresso nel 1996 dal sociologo tedesco residente in Messico Heinz Dieterich Steffan (55), oggi principale consulente del presidente Chávez (56). Dieterich apprezza Karl Marx, ma sostituisce la dialettica e la dittatura del proletariato con la democrazia partecipativa e diretta, così avvicinandosi al socialismo libertario. Il socialismo di Marx non è considerato realizzabile perché si regge su una ideologia dogmatica e statica (57); nello stesso tempo l’ideologo condanna la legge della domanda e dell’offerta da cui originano le ingiustizie capitalistiche a cui il socialismo deve porre rimedio. Il nuovo socialismo si baserà sul modello della «economia delle equivalenze», la cui caratteristica risiede nella definizione del prezzo: il valore economico del prodotto dovrà tener conto esclusivamente del tempo impiegato per la sua realizzazione; l’incidenza del luogo di produzione e la qualità dei suoi progettisti influenzeranno il prezzo solo in misura corrispondente al tempo di lavorazione, spariranno le disuguaglianze in azienda e i benefici connessi, e si genererà una economia esente da ingiustizie sociali e dallo sfruttamento. L’impresa capitalista sarà sostituita dalle Imprese di Produzione Sociale (Eps), i cui piani imprenditoriali dovranno essere condivisi con la comunità in modo che la produzione sia socialmente utile e rispondente alle necessità del territorio (58). Alle Eps Chavez ha fatto riferimento per la prima volta nel 2005: «Le “Imprese di Produzione Sociale” sono quelle entità economiche dedicate alla produzione di beni e servizi, nelle quali il lavoro ha significato proprio, non alienato, autentico, nelle quali non esiste discriminazione sociale nel lavoro e in nessun tipo di lavoro, non esistono privilegi associati alla posizione gerarchica. Sono quelle entità economiche con eguaglianza sostanziale tra i suoi componenti, basate sulla pianificazione partecipativa e protagonista, sia sotto il regime della proprietà statale, della proprietà collettiva o la combinazione di entrambe» (59). Le Eps devono riprogettare obbligatoriamente il destino degli eccedenti per il superamento del capitalismo, riservandone una parte ai programmi di sviluppo sociale del territorio circostante. Chavez sostiene che la produzione non può essere destinata completamente al mercato, almeno una parte dev’essere distribuita gratuitamente, la restante può essere venduta, ma senza l’uso del denaro, che è tipico del mondo capitalista, piuttosto attraverso il baratto.
Il baratto potrà divenire una forma di scambio commerciale che consentirà di arrivare al consumatore senza passare dai circuiti commerciali capitalisti che introducono profitti speculativi; esso potrà risultare una forma molto lesiva per il capitalismo (60), e il presidente ne promuove la diffusione proponendo l’utilizzo di una moneta alternativa a carattere locale, cioè utilizzabile solo in un determinato territorio, senza alcun valore di scambio al di fuori di esso: «Con questa moneta non puoi andare in un’altra città a comprare una birra. Devi spenderla nel tuo villaggio, nella tua comunità. Tu porti le tue banane e prendi due polli o del caffè. Non devi fare profitto o diventare ricco. Questo baratto è ciò che noi chiamiamo Socialismo» (61). Risparmio e accumulo di capitali saranno impossibili in quanto la moneta di scambio va spesa entro un anno e si è forzati a consumarla nell’area di residenza. Le Eps devono poi superare le differenze gerarchiche interne all’azienda che sono determinate dalla concezione capitalistica della organizzazione sociale; nel socialismo, tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e diritti e questi privilegi non sono giustificati. La diffusa partecipazione popolare e un attento controllo democratico garantiranno il corretto comportamento delle imprese socialiste. La Costituzione varata nel 1999, secondo Chavez, ha avviato la cosiddetta democrazia partecipativa, che delega al popolo funzioni precedentemente attribuite ai suoi rappresentanti. Attraverso un esteso uso dei referendum i cittadini approvano o aboliscono leggi, revocano il mandato a qualsiasi funzionario statale e anche al presidente della Repubblica. I cittadini possono controllare i progetti territoriali, l’operato del sindaco, del governatore e dell’esecutivo nazionale. I fondi con cui queste attività sono finanziate vengono però gestite direttamente dalla presidenza.
7. Il caudillismo socialista del Presidente Chavez
Caudillismo e socialismo del XXI secolo s’intrecciano indissolubilmente nell’accentrare il controllo economico, sociale e politico-istituzionale dell’intero Paese nelle mani del presidente Chavez.
7.1 Occupazione del potere economico
Il petrolio è lo strumento-chiave della geopolitica chavista, una fonte d’inestimabile ricchezza su cui egli radica ogni sua strategia di potere (62). La crescita del prezzo del petrolio sembra inarrestabile: nel 2000 era quotato 9 dollari al barile, raggiungeva quota 40 nel 2003, oggi vale circa 90 dollari al barile. In otto anni Chavez ha avuto a disposizione oltre 200 miliardi di dollari (63), una quantità enorme di denaro con cui avrebbe potuto trasformare radicalmente il paese caraibico. Forte di questa disponibilità, ha raddoppiato la spesa pubblica — cresciuta dal 20% del prodotto interno lordo del 1998 al 35% nel 2006 —, quindi ha duplicato il debito pubblico dai 21miliardi di dollari del 1998 ai 45 miliardi attuali, senza incidere sulla povertà.
Ha sviluppato invece una politica statalista costruita su una struttura composta da cinque blocchi fondamentali (64). Al centro di questo sistema c’è la Pdvsa, la compagnia nazionale petrolifera privatizzata negli anni 1990 dall’allora presidente Carlos Andrés Pérez e nazionalizzata da Chavez nel 2002 (65). Il ruolo della Pdvsa — da cui il Paese trae l’80% delle sue entrate — viene ridefinito in modo da farne il cardine dello sviluppo della politica economica e sociale (66). Il secondo blocco è costituito dalla Corporacion Venezolana de Guyana (Cvg) e da imprese manifatturiere il cui ambito abbraccia la produzione dell’alluminio, del ferro, la fabbricazione di case, la gestione di boschi. Il terzo componente è rappresentato dalla catena statale di commercializzazione dei prodotti alimentari Mercal, che alla fine del 2006 contava circa 13.000 stabilimenti con una quota di mercato superiore al 15%. Il quarto elemento è costituito dalla rete di impianti televisivi e radiofonici fra i quali la Venezolana de Television, Vive Tv, Antv, Teves, Telesur e Radio Nacional de Venezuela (67). Il quinto settore è quello finanziario, costituito dalle principali banche del Paese (68).
Ma il quadro dell’espansione dello Stato è in continua evoluzione e sta coinvolgendo imprese del turismo come Venetur, catene di hotel e compagnie di trasporto interurbano (69). Con l’occupazione dell’economia cresce la corruzione. Chavez gestisce buona parte dei proventi petroliferi attraverso strumenti finanziari appositamente creati, non soggetti a controlli finanziari seri e con una rendicontazione finanziaria molto limitata. Il 95% dei contratti pubblici è assegnato senza gared’appalto, gli scandali della pubblica amministrazione trovano quotidiano spazio nei giornali nazionali, ne sono coinvolte le istituzioni locali e quelle centrali, i politici e i burocrati, i militari e la magistratura; la presenza sui giornali dura poco perchè ogni scandalo dopo un po’ lascia il posto a quello più nuovo e non c’è mai un colpevole (70). Sono in molti a sostenere che questa politica economica, radicata nella espansione della spesa pubblica e non sulla crescita e lo sviluppo, sarà in grado di sostenersi finché il prezzo del petrolio rimarrà alto, perlomeno superiore ai 50 dollari al barile; se dovesse iniziare la discesa verso questa soglia, si potrebbero attendere fenomeni d’instabilità politica con esiti tutt’altro che prevedibili (71).
7.2 Occupazione dei mezzi di comunicazione
Con la Ley de Responsabilidad Social en Radio y Televisión, del 2004, si è di fatto avviata una operazione di controllo delle emittenti radio-televisive, imponendo l’autocensura ai media contrari al governo, con la minaccia di multe e di chiusura dei canali (72). Il 28 dicembre 2006 Chavez annuncia la chiusura del canale televisivo Rctv (Radio Caracas Televisión), con motivazioni di natura amministrativa (73) e con l’esplicita accusa di essere a favore dell’opposizione; il 27 maggio 2007 la Rctv, la televisione venezuelana più seguita, la Tv delle telenovelas, smette di trasmettere dopo 53 anni di attività. A nulla sono valse le proteste, in particolare quelle dei giovani universitari che hanno commosso il mondo e sono state represse con l’intervento dei militari. Ora rischia anche Globovision, l’ultima Tv non allineata, il canale di sole notizie colpevole di aver mostrato le manifestazioni, gli incidenti, le proteste degli studenti; il presidente l’ha esplicitamente minacciata, ma il direttore della Tv, Alberto Ravell, ha fatto sapere di essere disposto a «morire con gli stivali ai piedi» (74).
7.3 Occupazione delle istituzioni
Sotto la maschera di una falsa democrazia partecipativa Chavez ha progressivamente indebolito i delicati meccanismi di equilibrio del potere che avrebbero dovuto garantire le autonomie istituzionali. La Costituzione del 1999 ha infatti rafforzato il centralismo, accrescendo i poteri dell’Assemblea Nazionale e della Presidenza: l’Assemblea Nazionale oggi legifera sui Consigli Federali e sulle tasse, in precedenza prerogativa federale; il presidente federale resta in carica sei anni invece di cinque, può essere rieletto e legiferare direttamente sui diritti dei cittadini e su un’ampia area sociale senza essere soggetto al controllo costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia (75). Vengono limitate le competenze dei sindaci e degli Stati federali, considerate istituzioni caratteristiche della democrazia rappresentativa, alle quali viene diminuita la copertura finanziaria (76). Gli incarichi giudiziari e quelli del Consiglio Elettorale, il Controllore Generale e il Difensore Civico, in teoria garanti istituzionali, sono politicamente controllabili. La Reserva Nacional e la Guardia Territorial sono sotto il diretto comando di Chavez, che peraltro ha dato vita a strutture militari parallele al fine d’intimidire l’opposizione (77). Se il referendum del dicembre 2007 avesse dato ragione a Chavez, il Venezuela sarebbe divenuto un Paese socialista per via costituzionale, cioè in una forma non più modificabile per via di elezioni democratiche. Si sarebbero introdotte limitazioni al diritto di proprietà e iniziativa privata, sarebbe cresciuto il controllo dello Stato sulla magistratura, sulla Banca centrale, sugli Stati federali e sulle municipalità, le forze armate sarebbero state utilizzate per il mantenimento dell’ordine e per la difesa dai «nemici interni», perdendo la funzione di super partes che le caratterizza, si sarebbe introdotta la militarizzazione di un largo settore della popolazione per mezzo dell’incorporazione nella milizia nazionale (78). La proposta di Chavez è stata bocciata, ma il presidente ha lasciato intendere di voler proporre un nuovo referendum (79).
8. La situazione del Paese secondo i vescovi venezuelani
Nel luglio 2007, quando Chavez era solo da qualche mese presidente del Venezuela, la Conferenza Episcopale Venezuelana (Cev) ha criticato ogni aspetto della situazione del Paese in una esortazione pastorale approvata nel corso della loro LXXXVIII Assemblea Plenaria (80). Chavez ha appena annunciato la sua idea di modifica della Costituzione, i vescovi lo accusano di voler imporre un sistema socialista fondato nella teoria e prassi del marxismo-leninismo; Chavez propone la chiusura del canale televisivo Rctv, i vescovi denunciano la pretesa indebita egemonia in materia di comunicazione sociale, esprimono il loro appoggio alla protesta degli studenti per il diritto alla libertà di espressione, di opinione e d’informazione; sopratutto criticano le misure populistiche adottate dal presidente per fronteggiare il disagio sociale e l’assenza di soluzioni strutturali, nonostante gli ingenti introiti petroliferi.
I vescovi stigmatizzano la mancata soluzione dei problemi sociali, la povertà, la disoccupazione, la mancanza di abitazioni, la carenza di ospedali, le deficienze del servizio pubblico, la corruzione, i bambini in strada, gli anziani abbandonati; sottolineano il gravissimo problema della violenza, i delitti contro la vita e la proprietà, gli assassini, i sequestri, le estorsioni, il narcotraffico, il lavaggio del denaro sporco. Esprimono grave preoccupazione per il progetto di Legge sull’Educazione, soprattutto per la pretesa d’impartire una educazione con un orientamento politico e ideologico che lede gravemente i diritti e i doveri di educandi e genitori. Accusano l’arroganza del potere, le discriminazioni politiche, ideologiche giunte fino alla stesura di liste di esclusione dal lavoro per quanti hanno manifestato il proprio dissenso. Condannano il linguaggio offensivo e irrispettoso del presidente, l’insulto, l’aggressione verbale di persone e istituzioni.
La Cev, in sintonia con la posizione espressa da Papa Benedetto XVI in occasione della inaugurazione della V Conferenza dell’Episcopato Latino-americano e del Caribe, critica le ideologie liberali quando non rispettano l’equità, parimenti condanna il socialismo statalista che impedisce il primato della persona e della solidarietà. A una società più giusta non si perviene con il capitalismo selvaggio, ma nemmeno con il socialismo marxista.
Nell’estate 2007 Chavez offende i fedeli cattolici sostituendo, all’ingresso dell’Ospedale di Maracaibo, la statua della Vergine di Coromoto (81) con il busto di Ernesto «Che» Guevara e intitola l’Ospedale al guerrigliero comunista (82); i vescovi affidano alla Vergine il Paese chiedendole di accogliere le aspirazioni a un futuro più umano e più cristiano. Nell’autunno 2007 gli universitari venezuelani lanciano il trionfale attacco alla proposta di modifica della Costituzione: il Paese li segue, i vescovi sono loro accanto (83); Chavez viene battuto nel referendum di dicembre. Una spina nel fianco del governo, una presenza consapevole, quella dei vescovi, di cui il Presidente deve tener conto a ogni sua mossa.
9. Conclusioni: l’autocrazia al potere
Con la Rivoluzione bolivariana Chavez intende affrancare l’economia venezuelana dal neoliberismo e dalla dipendenza dalle imprese transazionali e ridare autonomia decisionale al potere politico nazionale. Il processo avviato corre però il rischio di trovare contrasti all’interno e all’esterno del Venezuela. Per evitare questi pericoli la strategia caudillista suggerisce di concentrare il potere nelle sole mani del presidente che può efficacemente controllare la reazione interna; per fronteggiare i prevedibili attacchi dei nemici esterni si cerca di stringere accordi con i paesi sudamericani e di stimolare una campagna di appoggio internazionale.
Lungi dall’essere in contrasto, caudillismo e socialismo s’intrecciano indissolubilmente. Il socialismo del XXI secolo, a differenza del comunismo sovietico, non si svilupperà nell’alveo della dittatura del proletariato, la sua purezza sarà garantita da una esteso controllo e coinvolgimento popolare. A differenza della socialdemocrazia, consentirà di uscire dal capitalismo, abbandonando la logica della offerta e della domanda, e rispondendo alle esigenze della società, della ecologia, dei lavoratori. Il nuovo socialismo produrrà una società giusta in cui non vi sarà posto per la povertà.
Come fa notare Annibal Romero (84), dal 1977 professore di Scienze Politiche presso l’Università Simon Bolivar di Caracas, quindi licenziato nel dicembre 2004, i contenuti del nuovo socialismo sono superficiali e mancano di una costruzione teorica credibile, si ritorna a una concezione arcaica della società con scambi economici primitivi; è un’aspirazione utopistica alla emancipazione della classe dei lavoratori, la cui irrilevanza dottrinale evidenzia piuttosto il fine mitico, la costruzione della società giusta cioè socialista, alla quale è chiamato a partecipare il popolo, un mito che assolve alla funzione di mobilitazione e di motivazione al combattimento.
Il mito svolge anche una funzione di rilevanza internazionale, s’inserisce nel quadro del predominio mondiale della cultura politica di sinistra, coltivando la resurrezione permanente della utopia socialista che distrugge gl’incentivi produttivi e condanna la società all’oppressione e alla povertà. La rilevanza del Socialismo del XXI secolo è quindi politica, diventa lo strumento attraverso il quale il Caudillo-Presidente estende il suo controllo diretto alla vita economica e sociale del Paese. Nonostante la sua miseria teorica, il mito politico è significativo, non potrà essere smontato con argomenti razionali: le masse popolari dovranno soffrire nella propria carne il naufragio del progetto prima di abbandonarlo definitivamente
(85).
Note
(1) Cfr. Il patriarca e il parà, in Limes. Rivista italiana di geopolitica, n. 2, 20-4-2007, pp. 7-24 (p. 8).
(2) Sulle Farc, cfr. Gustavo Coronel, Carta al amigo de Marulanda, in (27-2-2008).
(3) Reportaje: La conexión venezolana. El narcosantuario de las FARC, in (26-2-2008) e Pdvsa, Patriotismo, Chavez y Jatar, in (26-2-2008).
(4) Cfr. e
(5) Chávez elogia a las FARC y al ELN y dice que no son terroristas (video), in (26-2-2008).
(6) Cfr. Venezuela. La Revolucion de Hugo Chavez, in Informe sobre América Latina, n. 9, 22-2-2008, p. 3, in (26-2-2008).
(7) Cfr. ibid., p. 4.
(8) Il termine «Caracazo» è formato dal nome della capitale venezuelana Caracas, più il suffisso «-azo», che in spagnolo implica il significato di «colpo» e di «grandezza» (per esempio: da «mano» viene «manotazo», «manata»): si può quindi tradurre all’incirca come «il colpo o lo sconvolgente evento di Caracas» o «il terremoto di Caracas»; cfr. ibidem.
(9) Punto Fijo era il nome del quartiere di Caracas dove era sita la casa di Rafael Caldera e dove fu stretto il patto fra i tre maggiori partiti politici del Venezuela: Acción Democrática, Copei e Unión Republicana Democrática, nel 1958. Il patto impegnava le tre forze politiche a dar origine a un sistema elettorale con competizione di tipo bipartitico (sistema detto del «puntofijismo»).
(10) Cfr. Venezuela. La Révolucion de Hugo Chavez, cit., p. 5.
(11) Cfr. Josè Guerra, Capitalismo in salsa socialista, in Limes. Rivista italiana di geopolitica, n. cit., p. 161.
(12) Cfr. Venezuela. La Révolucion de Hugo Chavez, cit., p. 8.
(13) J. Guerra, art. cit., p. 159.
(14) Cfr. Miguel Lozano, Socialismo a la Venezolana, adios a la tercera via, in (26-2-2008).
(15) Haiman El Troudi e Juan Carlos Monedero, Empresas de Producción Social. Instrumento para el Socialismo del Siglo XXI, in (26-2-2008). Gli autori appartengono al Centro Internacional Miranda, legato al Ministero dell’Educazione.
(16) Norman Gall, Petroleo y Democracia en Venezuela, in Braudel Papers. Documento del Instituto Fernand Braudel de Economía Mundial, n. 3, 2006, p. 4, in (26-2-2008).
(17) Cfr. H. El Troudi e J. C. Monedero, art. cit., p. 48.
(18) Cfr. ibid., p. 79.
(19) Cfr. ibid., p. 48. (20) Cfr. ibid., p. 4, nota.
(21) Cfr. ibid., p. 40. (22) Cfr. ibid., p. 42. (23) Cfr. ibid., p. 41.
(24) Cfr. ibidem.
(25) Cfr. (26-2-2008).
(26) Cfr. (26-2-2008).
(27) Venezuela. La Révolucion de Hugo Chavez, cit., p. 34, nota.
(28) Cfr. , cit.
(29) Cfr. Venezuela. La Révolucion de Hugo Chavez, cit., p. 34.
(30) Cfr. Norberto Ceresole, Caudillo, ejército, pueblo. La Venezuela del presidente Chávez, in (26-2-2008).
(31) Cfr. ibidem.
(32) Cfr. Ceresole responde a Garrido. Réplica solicitada a El Universal por la entrevista publicada el día 5 de marzo, intervista al quotidiano «El Universal» di Caracas, in (26-2-2008).
(33) Cfr. Aló Presidente. Sitio oficial del programa dominical del presidente de la Republica Bolivariana de Venezuela, n. 255, maggio 2006, in (26-2-2008).
(34) Cfr. N. Ceresole, Caudillo, ejército, pueblo. La Venezuela del presidente Chávez, cit.
(35) Cfr. ibidem.
(36) Cfr. ibidem. (37) Cfr. Manuel Caballero, Bolivarismo e Fascismo, «Limes. Rivista italiana di geopolitica», n. cit., pp. 211-212.
(38) Cfr. Il patriarca e il parà, cit., p. 16. (39) Cfr. Venezuela. La Révolucion de Hugo Chavez, cit., pp. 18-21. (40) Cfr. ibid., p. 23.
(41) Cfr. Appendice, in Limes. Rivista italiana di geopolitica, n. cit., pp. 96-98. (42) Cfr. M. Caballero, Bolivarismo e Fascismo, cit., p. 123. (43) Cfr. Mauro De Bonis, Non solo sinistra. viaggio fra i castristi e i chavisti nostrani, in Limes. Rivista italiana di geopolitica, n. cit., pp. 94-97.
(44) Cfr. Il patriarca e il parà, cit., p. 12. (45) Cfr. Maurizio Stefanini, Le quattro Americhe, in Limes. Rivista italiana di geopolitica, n. cit., p. 83.
(46) Cfr. Il patriarca e il parà, cit., pp. 12-13. (47) Cfr. Presidentes de Venezuela e Irán anuncian lucha contra el imperialismo, in (27-2-2008).
(48) Cfr. Antonio Pasquali, Irán, el modelo, in (27-2-2008).
(49) Cfr. Ely Karmon, Hezbollah America Latina: Strange Group or Real Threat?, in (27-2-2008); cfr. anche Aníbal Romero, El Chacal, Ceresole, Ahmadinejad, in (27-2-2008). (50) Cfr. , cit. (51) Cfr. Il patriarca e il parà, p. 14.
(52) Discorso di Chavez al Social Forum di Porto Alegre: El sur, norte de nuestros pueblos. Desde el gimnasio gigantinho. Porto Alegre. Brasil Domingo 30 de enero de 2005, in , p.5 (26-2-2008).
(53) Discurso de Hugo Chávez en su toma de posesión, dell’11-1-2007, in Noticias Bolivarianas, in (26-2-2008).
(54) Cit. in Javier Biardeau, Los errores del estalinismo burocrático frente al Socialismo del Siglo XXI, in (26-2-2008). (55) Cfr. , cit.
(56) Cfr. (26-2-2008) e (26-2-2008). (57) Cfr. ibidem.
(58) Cfr. Empresas de Producción Social- Instrumento para el Socialismo del Siglo XXI, cit., pp. 101-103.
(59) Ibid., p. 91. (60) Cfr. ibid., pp. 117-118.
(61) Cit. in G. Coronel, Chavenomics: The Chavez answer to Milton Friedman, in (26-2-2008).
(62) Con una produzione di 2,8 milioni di barili al giorno (cfr. Il patriarca e il parà, cit., p. 19) il Venezuela è l’ottavo esportatore mondiale di greggio (cfr. Dan Restrepo, Agli USA conviene ignorare Chavez, in Limes. Rivista italiana di geopolitica, n. cit., p. 42) e le sue riserve petrolifere ammontano a circa 300 miliardi di barili di petrolio, le più estese del mondo, superiori anche a quelle dell’Arabia Saudita (cfr. Il patriarca e il parà, cit., p. 19).
(63) 150 miliardi di dollari come guadagno netto della vendita del petrolio, finanziamenti per 40 miliardi di dollari, per un totale di oltre 200 miliardi di dollari; cfr. G. Coronel, Corruption, mismanagement and abuse of power in Hugo Chavez’s Venezuela, in Development Policy Analysis, CATO Institute. Center for Global Liberty and Prosperity, Washington (DC) 27-11-2006, pp. 1-23 (p. 5), in (26-2-2008).
(64) Cfr. J. Guerra, El capitalismo de Estado en Venezuela, in (26-2-2008).
(65) Il presidente Chavez riprende il controllo politico della Pdvsa nel 2002; con la sostituzione della direzione aziendale, le strategie dell’impresa sono trasferite al governo, il ministro della Energia e Petrolio ne diviene il Presidente; cfr. (26-2-2008).
(66) La Pdvsa diviene proprietaria di aziende strategiche come la società telefonica Cantv (Compania Anonima Nacional Telefonos de Venezuela, parzialmente privatizzata nel 1991, di cui una quota minoritaria del 28,5% è in mano alla statunitense Verizon Communications), e di Electricidad de Caracas, controllata dalla statunitense Aes; cfr. J. Guerra, El capitalismo de Estado en Venezuela, cit.).
(67) Cfr. ibidem.
(68) A proposito della Banca Centrale Venezuelana (Bcv), Chavez ha di recente affermato che «[…] non può continuare ad essere autonoma» (cit. in Jorge Rossel, Chávez anuncia medidas radicales contra el capitalismo en Venezuela, in Noticias Bolivarianas, in (26-2-2008)).
(69) Cfr. J. Guerra, El capitalismo de Estado en Venezuela, cit.
(70) Cfr. G. Coronel, Corruption, mismanagement and abuse of power in Hugo Chavez’s Venezuela, cit.
(71) Cfr. Venezuela: La Révolucion de Hugo Chavez, cit., p. 35.
(72) Cfr. ibid., p. 15.
(73) Cfr. ibidem.
(74) Cit. in Chavez en cadena nacional amenaza Globovision, in (26-2-2008); trad. it., Chavez minaccia il canale tv Globovision, in (27-2-2008).
(75) Cfr. Venezuela: La Révolucion de Hugo Chavez, cit., p. 5.
(76) Ibid., p. 15.
(77) Ibid., p. 1.
(78) Un esame della proposta è stato pubblicato dal quotidiano El Nacional il 28 ottobre 2007, a opera di Alirio Abreu, ex-magistrato della Corte Interamericana dei Diritti Umani, e di Carlos Ayala, ex-presidente della stessa; cfr. Venezuelan constitutional reform. A first evaluation of the impact of the 69 amendments to the 1999 constitution, in (26-2-2006).
(79) Cfr. Quiere otro referéndum para su reelección, entre los «problemas denudo» del pueblo, in (26-2-2006).
(80) Cfr. Cev, Urge el diálogo y la reconciliación en Venezuela. Exhortación pastoral LXXXVIII, Asamblea Ordinaria Plenaria, Lunes, 9 de julio de 2007, in (26-2-2006).
(81) Così chiamata perché apparsa a Coromoto, capo della tribù degli indios Cospes, a Guanare nel 1651 e nel 1652.
(82) Cfr. Chávez quiere sustituir una imagen de la Virgen de Coromoto por un busto del Che Guevara, in Moral y Luces. Noticias Religiosas y del Mundo, 19-8-2007, in (26-2-2008).
(83) Cfr. Llamados a vivir en libertad. Exhortación del episcopado venezolano sobre la propuesta de reforma constitucional, in <> (26-2-2008).
(84) Cfr. un suo profilo biografico in (26-2-2008).
(85) Cfr. A. Romero, Socialismo: fracaso y mito, ne El Nuevo País, Caracas, 23-1-2007, in (26-2-2008).

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martes, 25 de noviembre de 2008

Siguen las protestas en Barinas

Si hubo fraude deben reversarse los resultados. Busquen copias de las actas y presentenlas.
Vdebate reporter
Wilmer Azuaje, candidato a la alcaldía de Barinas, dijo hoy que continuarán en la calle protestando por los resultados electorales de la entidad, el cual calificó de “fraude”, afirmando además, que desconocían al electo gobernador, Adán Chávez.
Tras dos días de protestas frente a la junta electoral, Azuaje, en contacto telefónico con Globovisión, dijo que “los barineses se sentían desilusionado del CNE”. “Nosotros desconocemos a Adán Chávez como gobernador (…) Hasta cuando la familia Chávez pretende adueñarse de este estado”
Informó que cientos de personas se encuentran en la calle protestando y pidiendo a la junta electoral que revise las cajas y voto por voto, pues denunció una supuesta “inconsistencia numérica” y la ausencia de 97 actas electorales.
Acusó además, que efectivos de seguridad como la GN y el ejército han sido desplegados para impedir la movilización.

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lunes, 24 de noviembre de 2008

El candidato de Barinas canto fraude

El ex candidato Julio César Reyes, cantó “fraude” en Barinas, y al momento de desconocer los resultados electorales, le dijo a sus seguidores que “es necesario permanecer en la calle, de forma cívica, en vigilia y con cacerolazos, porque debemos defender la voluntad popular”.
El candidato a gobernador por el partido Gente Emergente, se presentó a las 11:15 a.m. en su comando de campaña donde lo esperaba un centenar de personas dispuestas a caminar por el centro de la ciudad para llamar la atención de la ciudadanía, y luego tomar las instalaciones del CNE y la Junta Regional.
“Yo no voy a reconocer el triunfo de ese seudo gobernador, porque ni siquiera tuvo la capacidad y valentía para presentarse al pueblo de Barinas como un verdadero candidato”, aseguró Reyes y añadió “estoy seguro que el pueblo tampoco lo va a reconocer como su gobernador”.Acompañado de su madre, Eva de Reyes, del diputado Wilmer Azuaje y de todos los candidatos a alcaldes y legisladores, Julio César Reyes, mencionó una serie de irregularidades las cuales sustentarán un informe que entregará al Poder Electoral para proceder a “impugnar” los resultados en Barinas.
“¿Cómo es posible Dios mío, que se burlen de la voluntad de un pueblo?”, manifestó que se había preguntado a la media noche de este domingo después de escuchar el boletín emitido por el CNE, y seguidamente refirió que Tibisay Lucena se apresuró en dar los resultados de Barinas.
Explicó cinco puntos básicos donde considera que se produjo el “fraude” que dijo no aceptar.
Como primera parte del “fraude”, Reyes explicó que a las 2:40 a.m, una buena cantidad de actas de mesas electorales, no habían llegado a la Junta Regional a pesar de que las mismas estaban cerradas, y muchas de ellas fueron trasladadas a la Guarnición Militar.
También dijo que a las 7:00 p.m, del domingo, el servidor de transmisión de la Cantv envió a Caracas la información del 99% de las actas, donde él tuvo una diferencia de 160 votos, sin haber contabilizado otros 4.367 que se le suman de la alianza hecha con el partido Frutos. Sobre este particular, aseguró tener informaciones precisas debido a que quedó registrada la hora de emisión, de igual forma como sucede, cuando una persona va a retirar dinero de un cajero automático, y dijo que eso se puede comprobar.
Asimismo precisó que el servidor de totalización de la Junta Regional, a las 2:45 a.m, solo recibió del CNE el 90% de las actas, aún cuando ya se había transmitido el 99% hacia Caracas. “Este colchón (9% restante) fue utilizado por la junta de totalización para configurar el fraude”, subrayó.“Fíjense que la rectora (Lucena) se equivocó cuando dice que los resultados se emitieron con un 95% de las actas totalizadas, y eso es una mentira, porque rebotaron el 90% a la Junta Regional en Barinas. Lo hubiera hecho entonces con el total de lo recibido”.
Igualmente, señaló que ese servidor de la JER cerró el proceso a la hora que recibió los datos desde del CNE Caracas, manifestando el presidente de la junta, Jorge Hawat, que no había flujo de información del 10% faltante, es decir, 97 actas por totalizar, por lo que consideró que esa situación responde a una irregularidad en vista que de acuerdo con la Cantv, sí lo hubo porque se transmitió el 99%.
“Cuando se apertura un servidor no puede cerrarse hasta que reciba el 100% de las actas, y sin que eso ocurriera se ordenó el cierre, y de paso se lo llevaron (el servidor) vaya a saber usted para dónde, pero de eso, dejó constancia nuestro representante ante la Junta Regional, y el acta que se levantó está firmada por Jorge Hawat”, añadió.
Subrayó que en algunos municipios hubo máquinas que presentaron fallas en la emisión de las papeletas que reflejaban votos favorables para Adán Chávez, a pesar de que el elector decidía por otra opción.
Defender con la vida
.Recordando las palabras dichas por él al momento de postular su candidatura a la gobernación de Barinas, el pasado 9 de agosto, Reyes reiteró su disposición de defender los resultados que el favorecen “hasta con la vida si es necesario”.
“En horas de la noche hablé con varios sacerdotes a quienes les pedí que hicieran sonar las campanas de las iglesias para anunciarle a la ciudadanía que en las elecciones de Barinas hubo fraude”.
Para Reyes la situación irregular en cuanto a los resultados electorales es tan evidente que las 5:00 p.m, del domingo, uno de los representantes del PSUV ante la JER, el diputado Marcos Garrido, lo llamó para felicitarlo por el triunfo obtenido.
Sin miedo a tanquetas
Reyes está consciente del riesgo que significa estar en la calle ante las advertencias del presidente Chávez de militar las regiones donde sus adversarios pretendan crear el caos o el desorden público, a lo que respondió “no le temo a las tanquetas, y muchos se han equivocado porque me han visto pacífico, callado y sin atacar a nadie, pero llegó el momento de defender la verdad”.
“Que saquen esas tanquetas para ver si de una vez por todas deciden combatir la inseguridad que nos tiene tan agobiados”.
Julio César Reyes precisó que no hay marcha atrás en la lucha de calle para combatir el fraude electoral, y llamó a sus simpatizantes a cumplir vigilia frente a las iglesias y un cacerolazo en punto de las 7:00 p.m, de cada día hasta que haya un pronunciamiento que favorezca a la voluntad popular.
“Están descubiertos. Los hemos descubierto, por eso hago un llamado al Ministerio Público para que esté atento porque aquí también hay muchos delitos electorales que resolver”.
Dijo que irán a la calle sin armas de fuego, y señaló que sus armas son la verdad, la conciencia y la buena voluntad.
Arden los municipios
.El abanderado de Gente Emergente, quien estuvo acompañado de sus aliados que aspiraban las alcaldías, precisó que “el mismo sistema aplicado para hacerse ilegalmente de la gobernación, afectó a los municipios”.
En el lejano municipio Arismendi, sus seguidores no aceptaron los resultados y desde las horas de la madrugada del lunes, están en la calle exigiendo que se respeten sus derechos, comentó Reyes.
“Arismendi está encendido porque también descubrieron que hubo fraude”, relató y al instante se escucharon otros rumores que en municipios como Pedraza, Rojas y Sosa, también podría haber un estallido popular.
Hasta ayer en horas del mediodía, no se conocían resultados oficiales de las votaciones en los doce municipios de Barinas, solo que el triunfo le pertenecía en diez de éstos al Psuv, pero las cifras todavía no habían sido presentadas.
Reportaje de Walter Obregón publicado en

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Segun el CNE Julio Cesar Reyes gano en Barinas

Buenas noticias en Barinas,
vdebate reporter

http://www.cne.gov.ve/divulgacion_regionales_2008/index.php?e=05&m=02&p=00&c=000000000&t=00&ca=02&v=02

Gobernadora o Gobernador de Estado
JULIO CESAR REYES
59.165 Votos
49,91 %

ADAN COROMOTO CHAVEZ
52.909 Votos
44,63 %

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Estado de Ganancia y Perdidas

ESTADO DE GANANCIAS Y PERDIDAS
Si algo manifestó el pueblo venezolano con una votación que superó índices históricos, es que esa es la fórmula escogida para definir el futuro que acaba de nacer. Se abre una nueva etapa democrática que durará 4 años, tiempo constitucional de duración de los mandatos de alcaldes y gobernadores, y lapso que le queda de gobierno al presidente de la República.
La oposición venezolana ganó las gobernaciones de los estados más habitados del país y la Alcaldía de Caracas, la ciudad capital. En número de votos, entre las otras gobernaciones obtenidas y las alcaldías, más los votos logrados, aun perdiendo, en los estados y municipios donde ganó el oficialismo, la oposición cuenta con la mitad de los votos del electorado.
El partido de gobierno logró mayor número de gobernaciones y un fuerte respaldo en las zonas menos favorecidas del país. Lo cual demuestra el sentido social que la otra mitad de Venezuela percibe en Hugo Chávez y su “socialismo”.La nación se ha dividido en dos tendencias contrapuestas. Sin embargo, algo ha quedado muy claro, ambas partes quieren dirimir sus diferencias democráticamente.Chávez es autoritario, no nos cabe la menor duda, pero justo es reconocerle que en las dos últimas elecciones ha demostrado ser muy diferente a Mugabe, el presidente de Zimbabwe. No le será fácil a sus oponentes seguirle llamando tirano o dictador.
Pero, Chávez ha perdido la hegemonía del poder. Ya no es el “portaviones” que ungía y con su apoyo entregaba mandatos a gobernadores y alcaldes. Ahora, ser apoyado por Chávez puede ser garantía de perder. Además, Chávez perdió por segunda vez la reelección y no le será posible inventar una nueva opción “reeleccionista”. Su gobierno terminará inexorablemente a principios del 2013.
Los oficiales de la fuerza armada ya saben que él les podrá otorgar un grado de jerarquía adicional, pero de allí en adelante sus ascensos dependerán no de la lealtad política sino de su acatamiento a la Carta Magna.Los defensores de la libertad y de la democracia tienen ahora una nueva generación de presidenciables. Nos basta nombrar al nuevo alcalde de Caracas, Antonio Ledezma y a los nuevos gobernadores Enrique Capriles, Pablo Pérez y a otros noveles dirigentes como Julio Borges, Maria Corina Machado, Leopoldo Lopez, Gerardo Blyde, William Ojeda, o al ya casi “veterano”, Manuel Rosales, para darnos cuenta como se ha ido creando un nuevo liderazgo nacional en el país. Chávez debe reflexionar y comprender esta realidad actual.
En estas últimas elecciones regionales es obvio que “¿el destino?” le eliminó a Chávez a dos de sus competidores para la candidatura del oficialismo en la campaña presidencial del 2012: Aristóbulo Isturiz y Diosdado cabello. Esto le permitirá impulsar a su hermano Adán Chávez o a alguien de su extrema confianza para que le garantice que pueda seguir gobernando en Venezuela como lo hace Vladimir Putin en Rusia.
No obstante, Chávez tiene que entender que el “socialismo” y la “revolución” pasan por la vía electoral y nunca le será posible imponérselo por la fuerza a la mitad del país. Si el “comandante” de su Partido Unido Socialista quiere constituirse como una alternativa válida en este siglo tendrá que practicar también la democracia interna en su organización política.Por lo pronto, vendrán las elecciones de la nueva Asamblea Nacional que reflejará la presente y próxima composición de la sociedad. Se acabaron los tiempos de la hegemonía “socialista” en Venezuela.
Vladimir Gessen.

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Colmenares denuncia irregularidades en la junta municipal de Vargas

Porque el CNE no entrega las cifras por mesa si quiere se "de verdad" transparente. Para mi han cambiado algunos resultados......... para no dejar perder tan mal a Chavez, aunque no pudieron cambiar los resultados en Caracas, seria porque estaban muy bien vigilados.
vdebate reporter


Fabiola Colmenares, candidata a la alcaldía de Vargas, denunció que hasta el momento la junta municipal no había entregado los resultados oficiales cuando ya hay circulando una acta que la deja en desventaja frente a su contendor más cercano.
Colmenares explicó que cerca de las 2 de la madrugada de hoy, ella junto a su equipo de campaña se acercó a la sede de la junta regional para que le diera cuenta de la totalización de la data. Sin embargo, manifestó que desde la sede municipal del organismo electoral le informaron que los resultados no se darían a conocer sino hasta las 9 de la mañana.Pero Colmenares manifestó su preocupación cuando una planilla que llegó a sus manos indica que las actas escrutadas apuntan que Alexis Toledo posee una ventaja por 10 puntos sobre la candidata. Por esto, denunció la ausencia de datos que puedan confirmar los rumores y se quejó de la poca rapidez con el que se lleva la totalización de datos en la región.

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Ganadores en estas elecciones

Excelente Victoria en el municipio Sucre
Aristóbulo Istúriz en declaraciones a los medios de comunicación ha informado que el chavismo ha perdido en el municipio Sucre donde el nuevo alcalde será Carlos Ocariz.

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Para mi hubo fraude........

Para mi ha habido fraude. Vamos a ver que hace Sumate y los partidos politicos. Los disidentes, saldran a defender sus votos? Diran algo o se contentaran con lo que les dieron?
Si las elecciones en Venezuela fueran de verdad transparentes, y el gobierno no tuviese nada que esconder entonces porque:
Nunca dejan que la oposicion este en la sala de conteo?
No dicen las cifras, solo porcentajes!!!!
Duran demasiado para comenzar a dar los resultados!!!
vdebate reporter

Conseguido en un foro:
"Recuperamos Miranda, Tachira y Carabobo (ya oficialmente gano el pollo salas, y con ello se manifiesta como EVIDENTISIMO el fraude que monto al eructo, que apenas logro el 6% ahora), se mantuvo el zulia (¿cumplira el mico su promesa de meter preso al rosalito hoy lunes? ¿militarizara ese estado o "sacara tanques" en los otros?) y Nueva esparta, pero muchos otros estados lucen MUY EXTRAÑOS en sus numeros.
Se nos volvio a hacer fraude, aunque se nos dieron unos caramelitos para que nos quedemos tranquilos, pero a quienes MAS CASTIGARON con fraude fue a los disidentes, no les dejaron NI UNA gobernacion ¿dura leccion a la "traidora" disidencia chabestia?... La oposicion vendida no va a protestar estos fraudes, ya se negociaron los "caramelitos" opositores, a cambio de las perdidas "disidentistas" o "independientes", incluso algunas perdidas de oposicion, y QUEDENSE QUIETOS... Seguimos entregando mas para ganar menos en este rollo...

Curioso que el primer boletin del cne fuese solo con porcentajes, CERO CIFRAS, ¿seria para evitar que saquemos cuentas como con la reforma que no cuadraban ni a garrotazos? Curioso2 Chavez, y no tuvo cadena, lucia feliz, o algo bajo la manga que no revela?

Ahora a ver COMO va a ser la reaccion a futuro del mico con respecto a estas gobernaciones disidentes. Les puede montar un gobernante a dedo por encima a estas regiones de acuerdo con las leyes ya aprobadas, o negarles o retrasarle indefinidamente los recursos a las gobernaciones y alcaldias (y con los ingresos del estado en absoluta picada por los precios petroleros, no es impensable que ahorcara monetariamente a las regiones disidentes)... ESO SI que convertiria esta victoria en pirrica...

Ledezma como que se vio presidenciable ¿sera que lo estan cocinando para eso? Se perfila como lider de la union de la oposicion. Si es asi QUE BUENO, adios rosalito sin espinas... Que lo haga bien en Caracas para que pueda ser...

Con "victorias" (fraudes) chabestias con mayorias superiores al 50% y cercanas al 60% en muchos estados el mico se puede replantear OTRA consulta para alguna forma de reforma reeleccionista (con decision favorable del tsj incluida), y pudiera hasta ganar (el rechazo chabestia en contra de la reforma del 2D estuvo principalmente en la perdida de poder de las gobernaciones y alcaldias, no tanto en lo referente a la reeleccion...)

Solo nos queda esperar que el desgaste por la falta de recursos eventualmente termine por dar al traste con este corrupto e incapaz regimen comunistoide...

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domingo, 23 de noviembre de 2008

Fraude II

Nos dejaron ganar algunos estados....... pero estos resultados fueron cambiados. Saldran los partidos a contar los votos?
vdebate reporter

11:30pm Tibisay Lucena

95% de la transmisión. Los resultados:
Yaracuy: Julio Cesar Heredia: 57%
Vargas: Carneiro 61.56% Roberto Smith 32 Fraude
Zulia: Pedro Pablo: 53.59%
Apure: Aguijarte: 56%
Aragua: Rafael Isea: 58% Rosales: 40.57% Fraude
Barinas: Adam: 49% Reyes: 48.7% FRAUDE

Falcon: Estela Marina: 55.25% Gregoria: 44.9%
Guarico: Lara: Manuitt: 33% Fraude
Lara: 77.5% Pedro Alcantara: 14.5%
Merida: 54.62% Davila: 45% FRAUDE
Miranda: Radonsky: 52.56% Diosdado: 46.44%
Nueva Esparta: Morel 57.64%
Sucre: 56% Gil 42.62% FRAUDE
Libertador: Jorge Rodriguez 53% Stanlin: 41% FRAUDE
Alcaldía Metropolitana Ledesma: 52.45%

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Fraude?

Porque duraran para dar los resultados? Estaran cambiando los resultados? Seguro que si....... Espero que tengamos las actas para denunciar fraude al instante, al saber los resultados.
vdebate reporter

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Exit Polls 03:34pm

Si esto es asi, Chavez ha perdido toda su popularidad.
Amen!
vdebate reporter
Urna - boca
Op G

Zulia 63 Pablo Perez 28 di Martino
Miranda 53 Capriles 39 Cabello
Libertador 52 Ledezma 45 Isturiz
Bolivar 41 Velasquez 33 Rangel
Carabobo 38 Salas 25 Acosta
Guárico 44 Manuit 34 Lara
Barinas 47 Reyes 33 Chavez
Mérida 54 Dávila 45 Diaz
Aragua 54 Rosales 44 Isea
Vargas 52 Smith 45 Garcia
Sucre 50 Morales 43 Maestre
Anzóategui 15 Rausseo 71 Tarek
Libertador 42 Stalin 38 Rodriguez
Sucre 54 Ocariz 45 Chacon
Baruta 77 Blyle 21 Diaz
Hatillo 42 Nascimiento 19 Solorzano
Maracaibo 82 Rosales 16 Salaza
Iribarren 62 Saez 27 Ramos

Actualizado 4:00 pm desde ruedalo.org
SONDEO A BOCA DE URNA (MARACAIBO - 11:30 AM) PABLO PEREZ 63%, DI MARTINO 28% RUEDALO!!!! EXIT POLLS A LA 1:00 PM RUEDALO!!!! Estado Miranda (Actualizado a las 11:12 AM): Henrique Capriles Radonsky 53%; Diosdado Cabello 39%; Otros 8% RUEDALO!!!! Distrito Capital (Actualizado a las 11:17 AM): Antonio Ledezma 52%; Aristobulo Isturiz 45%; Augusto Blanco Uribe 3%; Otros 3% RUEDALO!!!! Estado Bolivar (Actualizado a las 11:22 AM): Francisco Rangel 33%; Andres Velasquez 41%; Antonio Rojas 26% RUEDALO!!!! Estado Carabobo (Actualizado a las 11:12 AM): Luis Felipe Acosta 25%; Henrique Salas Feo 38%; Mario Silva 36%; Otros 1% RUEDALO!!!! Estado Guarico (Actualizado a las 11:25 AM): Reinaldo Armas 20%; Lenny Manuitt 44%; Willian Lara 36% RUEDALO!!!! Estado Zulia (Actualizado a las 11:29 AM): Giancarlo Di Martino 28%; Pablo Perez 63%; Otros 9% RUEDALO!!!! Estado Barinas (Actualizado a las 11:02 AM): Adan Chavez 33%; Julio Cesar Reyes 47%; Rafael Jimenez 20% RUEDALO!!!! Estado Merida (Actualizado a las 11:09 AM): Marcos Diaz 46%; Williams Davila 54%; RUEDALO!!!! Estado Aragua (Actualizado a las 11:06 AM): Rafael Isea 44%; Henry Rosales 54%; Otros 2% RUEDALO!!!! Estado Tachira (Actualizado a las 11:15 AM): Leonardo Salcedo 44%; Cesar Perez Vivas 55%; Otros 1% RUEDALO!!!! Estado Vargas (Actualizado a las 11:17 AM): Jorge Garcia 45%; Roberto Smith 52%; Otros 3% RUEDALO!!!! Estado Sucre (Actualizado a las 11:08 AM): Enrique Maestre 43%; Eduardo Morales 50%; Otros 7% RUEDALO!!!! Estado Lara (Actualizado a las 11:03 AM): Henri Falcon 69%; Pedro Alcantara 30%; Otros 1% RUEDALO!!!! Estado Anzoategui (Actualizado a las 11:01 AM): Tarek William Saab 71%; Benjamin Rausseo 17%; Gustavo Marcano 10%; Otros 2% RUEDALO!!!! Municipio Libertador - Caracas (Actualizado a las 11:12 AM): Claudio Fermin 13%; Stalin Gonzalez 47%; Jorge Rodriguez 38%; Otros 2% RUEDALO!!!! Municipio Chacao - Caracas (Actualizado a las 11:29 AM): Ramon Muchacho 33%; Emilio Grateron 26%; Liliana Hernandez 13%; Willian Torrez 28%; Otros 3% RUEDALO!!!! Municipio Sucre - Caracas (Actualizado a las 11:10 AM): Jesse Chacon 45%; Carlos Ocariz 54%; Otros 1% RUEDALO!!!! Municipio Baruta - Caracas (Actualizado a las 11:11 AM): Gerardo Blyde 77%; Luis Diaz LaPlace 21%; Otros 2% RUEDALO!!!! Municipio El Hatillo - Caracas (Actualizado a las 11:02 AM): Tulio Alvarez 1%; Delsa Solorzano 19%; Miriam Do Nascimiento 42%; Omaira Camacho 37%; Otros 2% RUEDALO!!!! Municipio Maracaibo - Maracaibo (Actualizado a las 11:28 AM): Manuel Rosales 82%; Henry Ramirez 16%; Otros 2% RUEDALO!!!! Municipio Iribarren - Barquisimeto (Actualizado a las 11:12 AM): Marisabel Rodriguez 11%; Alfredo Ramos 27%; Amalia Saez 61%; Otros 1%
Actualizado 03:34 pm:

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Se planifica un fraude? y Exit Polls

En Globovision:
Henry Ramos Allup y Julio Borges se estan quejando porque dicen que se quiere extender los horarios de las mesas, para planificar un fraude. Ellos dicen que el gobierno quiere revertir los resultados de la paliza que le han dado.
Las mesas se supone cerrarlas a las 4:00pm, si ya no hay votantes.
Yon Goicoechea:
Que cierren los centros electorales en donde no haya gente, despues de las 4:00 de la tarde. Invita a los votantes a quedarse en los centros electorales. Que se queden en los centros electorales. Que esta noche nos va a tocar defender los votos. Dice que los estudiantes estan clavados en la mesas, para defender las votos. Le pide a la gente de los barrios que defiendan los resultados.
CNE:
Dice que las mesas que no tengan gente despues de las 4:00pm pueden cerrar. No quiere la presion de los partidos politicos.
Exit Polls....... Querran cambiar estos resultados?
Alcaldía Metropolitana: Ledezma 52% -- Chávez 45% -- Uribe 3%
Guárico: Lenny Manuitt 44% -- Rara 36% -- El Cantante 20%
Barinas: Reyes 47% -- Adán 33% -- Jimenez 20%
Bolívar: Velasquez 41% -- Gobierno 33% -- El Otro 26%
Anzoategui: La Tareka 71% --
Mérida: Dávila 54%
Vargas: Smith 52% -- García 45%
Miranda: Radonsky 53% -- Cabello: 39%
Aragua: Rosales 54% --
Táchira: P. Vivas 55% --
Municipio Chacao: Muchacho 33% -- Grateron: 26%
Municipio Baruta: Blyde 77%
Municipio El Hatillo: Miriam 42% -- Delsa 19%
Municipio Sucre de Miranda: Ocariz 54% -- La Chacona 45%
Municipio Libertador: Stalin 47% -- Rodriguez 38% -- Claudio Billete 13%
Zulia: Pérez 63% -- Di FARCtino 27%
Municipio Maracaibo: Rosales 82% -- Chávez 16%
Carabobo: El Pollo 38% -- Malandro: 36%
Sucre: Morales Gil 50% -- Gobierno 43%
Lara: Henry Falcón 69% -- Alcántara 30%
Barquisimeto: Gobierno Gana ?% -- Marisabel 11% -- Alfredo Ramos 27%

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Nadie se mueva de las mesas hasta que se produzcan los resultados”

Desde el Consejo Nacional Electoral, Ismael García, secretario general de Podemos, pidió al CNE el cumplimiento de los acuerdos asumidos con los partidos políticos y instó a la ciudadanía a no moverse de los centros electorales hasta tanto no se den los resultados.
“Le decimos a toda la gente que nos ha acompañado (…) que en este momento desde las mesas de votación nadie puede movilizarse hasta que no se produzcan los resultados o hasta que por lo menos en estas mesas se totalicen y cada uno de los testigos se quede con una copia del acta auditada del resultado que se produjeron”, dijo García.
Denunció el comportamiento del candidato a la alcaldía Libertador, Jorge Rodríguez, quien hoy acudió a votar con una gorra alusiva al partido de Gobierno. En este sentido, exigió al organismo electoral cumplir los acuerdos adquiridos con las diversas organizaciones políticas, y pidió entonces, que se cumpla la norma que una vez que en las diferentes mesas se terminen las colas y no quede nadie, se proceda al cierre de las misma y se comience con la contabilización del voto.
Aseguró que en esta jornada electoral, el balance de participación es positivo, porque incluso sectores que no acudieron a las urnas el 2D, hoy han particpado, pero aclaró que no ofrecería aproximaciones pues sería “irresponsable” de su parte.

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Colocacion de 400 kilos de cocaina en la hacienda de Makled

Chavez, saldremos de ti mas temprano que tarde, y tendras un sitio en la historia, en una carcel.
vdebate reporter
Nelson Bocaranda Sardi // Runrunes
ALTO
$eria$ angu$tia$.
Desde los más alto del Gobierno hay preocupación por la escasez de dinero para seguir gastando a diestra y, sobretodo, a siniestra como se han acostumbrado en los últimos años. Las negativas a seguirle otorgándoles préstamos con el compromiso de barriles de petróleo a futuro se ha acentuado en las últimas dos semanas. Las refinerías sin mantenimiento, igual que el descuido en las perforaciones, no pueden aumentar la producción, incluso, para cumplir con los compromisos establecidos en aquellos préstamos.
El recorte económico -que debería ser para los compromisos demagógicos e ideológicos en el exterior- parece que será más sentido en los planes y las diferentes misiones clientelares dentro del país. El caudillo dice que "todas las soluciones que me presentan son capitalistas e imperialistas" y por eso no hace caso a las recomendaciones de ajustar el cinturón de gastos, devaluar la moneda y subir la gasolina.
Las groseras erogaciones que en medio de la actual situación se hacen para Cuba -la última del 12/9/2008 firmada en la "mesa de trabajo confidencial de Pdvsa" por BsF 324.054.030,17- en detrimento de los más necesitados de Venezuela deberían provocar vergüenza y rechazo entre sus filas.
Más aún si supieran que en los almacenes refrigerados de Puerto Cabello tienen varios meses guardadas toneladas de carne, pollo y miles de cajas de leche de larga duración compradas en Brasil y Argentina para ser llevadas a Cuba al tiempo que en los anaqueles venezolanos -incluidos los de Mercal- hay escasez de esos rubros.
Así mismo llegarán 5 aviones ejecutivos Lear Jet/Bombardier de paquete para Pdvsa. Insolencia e indolencia totales.
OTRAS ANGUSTIAS.
Durante este proceso electoral han sido muy diversas, tanto para la oposición como para el Gobierno. Pero últimamente, viendo cifras y analizando encuestas los niveles de ansiedad han subido mucho más para la gente del régimen. Un rápido estudio encargado por los rojos arrojó el rechazo de su propia gente al lenguaje vulgar, grosero y guerrerista del caudillo que en algunas zonas del país llega a ser más alto que entre las filas de los opositores. Temen que esto pueda aumentar la abstención entre sus decepcionados y otrora fieles seguidores.
Igualmente la colocación por parte de la DIM y la Disip de 400 kilos de cocaína en la hacienda de los Makled -llevados desde Caracas- provocó reacciones en contra del Gobierno.
Ni siquiera Mario Silva, su abanderado en Carabobo, fue informado y eso provocó disgustos, pues por retruque le quita votos por lo burdo de la maniobra. Entre sus filas hubo desplazamiento hacia el general Acosta Carlez.
Por el lado zuliano las candidaturas de Rosales y Pérez siguieron en ascenso tras la última visita del Presidente donde amenazó con llevarlo a prisión una vez más. Por todo esto es que desde la Asamblea siguen inventándole prontuario.
MEDIO
Realidades: Cuando este domingo concurran los votantes a las urnas los problemas más agobiantes, según el último estudio hecho por Alfredo Keller, son la inseguridad en un 43%, el costo de la vida en 16% y el desempleo 15%. La muestra que abarca un 78% del país da cuenta que un 93% ha sufrido los apagones y solo un 47% siente que el Gobierno trabaja para solucionarlos.
Cifras contundentes son las que arrojan que la delincuencia ha empeorado el último año (78%); el narcotráfico (67%) y la corrupción (63%). Los consultados en un 78% reconocen que hay corrupción en el Gobierno y un 64% responsabiliza directamente al presidente Chávez de ella.
En ese renglón 69% conoce cualquier caso de corrupción donde el caso del maletín de Antonini es mencionado por el 41%. Este hecho comprobaría para el 58% que la corrupción ha llegado a los más altos niveles del Gobierno. Un 73% pide que los funcionarios involucrados sean destituidos de inmediato. Lo más dramático para el régimen actual sería la percepción --en un 53%- que podríamos tener un gobierno mejor. De allí más de la mitad lo escogería de la oposición. Dentro del chavismo un 36% tendría argumentos en contra de su movimiento y 52% aprecia testimonios a favor de la oposición.
En cuanto a sucesos recientes: 49% no cree que la crisis financiera global sea el fin del capitalismo; al 56% no le agradan las maniobras militares con Rusia; el 59% rechazó la expulsión del embajador americano; 52% no acepta el aporte de su salario para el PUSV; 81% rechaza el monumento a Tirofijo; 71% en desacuerdo con enviar tropas a Bolivia y 62% rechaza el referendo en 2009 para la reelección indefinida.
La percepción dominante (58%) es que las amenazas de Chávez de no enviar dinero a las gobernaciones opositoras es parte de la estrategia electoral y un 54% está seguro que de ganar la oposición no acabará con las misiones.
Estos datos vendrían a comprobar la molestia presidencial cuando sus propios colaboradores no le hacen caso a sus órdenes y a sus gritos y desplantes. Van más allá del nerviosismo momentáneo.
BAJO
seguimiento:
En manos del Presidente un informe de la DIM que detalla el depósito de $6 millones en un banco de Andorra a nombre del esposo de una magistrada del TSJ. Todos los indicios señalan que ese habría sido un pago acordado para tomar una decisión contra los propietarios colombianos de una cementera venezolana cuya titularidad estaba en discusión. Chávez ordenó la investigación, molesto tras haberse dado la orden contraria, pues "así me comprometí con el presidente Uribe".
Igualmente otro reporte señala que el presidente nicaragüense Daniel Ortega habría "desaparecido" $250 millones enviados por Pdvsa para la construcción de una refinería. ¡Otra robolución!
EL HATILLO: Quien otrora estuvo bien colocada en las encuestas, la candidata adeca Miriam Do Nascimento, ha venido mermando en las intenciones de voto del municipio tras el apoyo dado por los corruptos de Proyecto Venezuela encabezados por el alcalde catalán y su hermano, y provocando el ascenso en preferencias de la candidata de UNT Delsa Solórzano. En tercer lugar estaría la candidata rojita.
En Miranda, sólo si la gente sale a votar, se puede sacar a Diosdado Cabello de la gobernación y derrotar a Istúriz en la Alcaldía Mayor.
AYUDA PARA VOTAR: La página www.chuletadeunidad.com permite a los votantes, introduciendo su cédula, recibir de inmediato la chuleta ayuda memoria para votar en su localidad por los candidatos de la unidad opositora. Fue un logro de los estudiantes preocupados por la suerte del país que se decide este domingo. Si hay una masiva votación, por encima de 55% acostumbrado, hay una enorme oportunidad de asestarle una buena nalgada al régimen rojo para que respete a las mayorías. A votar por la democracia el domingo y a cuidar los votos emitidos. Por Venezuela.

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